sabato 25 dicembre 2010

Natale con Precious



Solo ieri notte, mentre parlavo con una signora, mi sono reso conto di quanto questo mio natale fosse stato caratterizzato dall'incontro con Precious.
Avanti ieri ho visto il film, rimanendone folgorato. Ci sono stati dei passaggi - soprattutto nella seconda parte del film - che mi hanno fatto male: ho sofferto per Precious, di fronte alla sua solitudine, al suo essere completamente gettata in un mondo di degrado, per la violenza con cui era stata ferita.
C'è stata una scena che mi ha spezzato il cuore.
Precious ha scoperto di essere sieropositiva per colpa di suo padre, che ha abusato di lei da quando aveva tre anni e che le ha dato due figli, di cui una (Mongo), affetta dalla sindrome di Down.
Precious ha già iniziato un cammino di recupero grazie alla signorina Weiss, scrive ogni giorno qualcosa di sé sul quaderno, e questo racconto della sua vita e della sua sofferenza - di cui prende poco alla volta coscienza - è terapeutico. Ma quella mattina Precious non riesce a scrivere niente, se non una domanda: "Why me?" - "Perché a me?". La sofferenza di Precious raggiunge il suo vertice: non si sente amata da nessuno, è totalmente abbandonata in un mondo ostile. La signorina Weiss cerca di consolarla: "Tuo figlio ti ama, Precious". "Io ti voglio bene". Precious scoppia in un pianto liberatorio.
Questo amore che coinvolge l'insegnante, le sue nuove compagne, l'infermiere che la ha assistita nel parto, è un fatto concreto su cui Precious può inventarsi un nuovo futuro. Per questo decide di prendere con sè anche la prima bambina, Mongo - che vive con la nonna - e insieme ai suoi due figli di continuare in questa nuova vita che ha cominciato. L'abbandono della mamma - di fronte ad una assistente sociale che non è capace di gestire una situazione così estrema - significa per Precious una presa di coscienza e una scelta di campo: uscire definitivamente da una vita di degrado per costruirne una nuova, dove si può amare ed essere amati.

Oggi all'omelia di Natale ho raccontato la storia di Precious, per dire a tutti quanto è potente l'amore: da qualsiasi parte venga. Dove c'è un po' di amore, lì arriva la luce di Dio.

Non mi ha mai tradito



Ieri sera, quando ormai mi sentivo in preda alla sindrome natalizia, mi è successo qualcosa del tutto inatteso.
E' accaduto intorno alla messa di mezzanotte: poco prima, durante, poco dopo.
Non mi capitava da tanto tempo un cambiamento di atteggiamento, di sentimenti, così rapido e radicale.
Le cose sono avvenute in successione: prima un articolo del Post, e la scoperta di “Jesus blood never failed me yet” di  Gavin Bryars. Una scoperta molto strana, originale... ma quelle parole: "Non mi ha mai tradito" sono state una specie di folgorazione.
Poi sono arrivate le persone, gli amici, i tanti regali, e lì ho sperimentato dopo anni, credo, la gioia di ricevere: ogni pacchetto rappresentava qualcosa, un legame, un'esperienza vissuta insieme, un gesto reciproco di gratitudine, la sottolineatura di qualcosa... 
E poi c'è stata Precious. Ma di questo parlerò in un altro post.
Così la malinconia è scomparsa e sono andato a dormire (erano le due passate da un po') molto felice.

venerdì 24 dicembre 2010

Ancora un piccolo sforzo


Ancora un piccolo sforzo. Che fatica le feste!
Eppure mai come quest'anno sono arrivato senza corse all'ultimo momento. Ho il piacere di dedicarmi alle ultime piccole cose, di preparare ogni cosa senza fretta. Ho cercato di creare un po' di atmosfera, soprattutto attraverso un po' di musica. 
Ma... pur riconoscendo la bellezza di questa festa resto sulla soglia.
Natale come la domenica pomeriggio: festa e malinconia.


giovedì 16 dicembre 2010

Natale è ancora lontano


Nonostante abbia già comprato quasi tutti i regali, iniziato la preparazione al Natale a scuola e in parrocchia... quest'anno Natale mi sembra ancora lontano. Non sono riuscito ad entrare in un clima particolare. Non c'è ancora una canzone, un'immagine, una sensazione che mi abbiano preso.
Forse accadrà presto o forse non accadrà, non è importante.

(In questi giorni ricchi di incontri personali con piccoli e grandi, mi capitano cose particolarmente belle).

giovedì 2 dicembre 2010

L'insesorabile clessidra


Pertanto ciò che avrete detto nelle tenebre, sarà udito in piena luce; e ciò che avrete detto all'orecchio nelle stanze più interne, sarà annunziato sui tetti. (Lc 12,3).
Mi risuona spesso questa frase del Vangelo di Luca, mentre seguo con divertimento le rivelazioni di wikileaks. Di per sé si tratta di un evento escatologico, che sia arrivata la fine del mondo?
Non so se Assange si sia macchiato realmente dei reati a sfondo sessuali che gli vengono attribuiti. Sarei più propenso a credere che si tratti di un modo di screditare un personaggio divenuto scomodo.
Ciò che egli ha compiuto è qualcosa - al di là del giudizio morale che si voglia dare - assolutamente geniale. Sta scardinando un intero sistema - quello del potere, dei grandi della terra - fondato sulla menzogna, sull'ipocrisia, sul doppio gioco.
L'immagine della clessidra nel sito che rivela col contagocce quanto gli americani realmente pensavano del mondo, è veramente interessante. Le rivelazioni avvengono poco per volta, senza fretta. Quando l'opinione pubblica sembra essersi ormai distratta, quando gli uomini politici pensano-spearano che il peggio sia passato... ecco un'altra rivelazione, molto più compromettente della precedente. Uno stillicidio, una tortura: per gli americani che sanno quanto, giorno per giorno, diventerà di pubblico dominio; per tutti gli altri potenti che non sanno fino a che punto gli americani si siano spinti nei loro impietosi giudizi, e non immaginano di trovare tra le loro fonti amici e consiglieri fidati.
Un cortocircuito senza precedenti.
Mi ha fatto veramente sorridere la foto di Hilary Clinton con Silvio B., nel vano tentativo di cancellare con una immagine i giudizi impietosi della diplomazia americana nei confronti del nostro presidente del consiglio. Poche ore dopo dalla clessidra di wikileaks venivano fuori giudizi ancora più pesanti, questa volta con due padri nobili, due persone estremamente vicine a B.
Il fatto è che nessuno può negare l'autenticità di questi dispacci, per cui i tentativi di affermarne l'inattendibilità diventano comici e assolutamente risibili.
Il sistema dei potenti non cambia: allo sgretolamento di un sistema fondato su una doppia comunicazione (ufficiale e falsa, informale e vera), reagisce con nuova ipocrisia. Penso che dentro certe stanze in queste ore si stiano consumando rotture insanabili, cortocircuiti inimmaginabili, che verranno negati anche quando saranno  evidenti ai più.
Non so come andranno a finire le cose, eppure io credo che quest'operazione, facendo implodere un mondo falso, faccia solo del bene. Il domani - fossero anche macerie - sarà meglio di oggi.
Mi viene in mente anche un 'altra storia: parla di una casa costruita sulla sabbia.

sabato 20 novembre 2010

Temple Grandin: porte aperte



"Sono tutte porte verso nuovi mondi
Una porta si è aperta e io sono passata attraverso".

Dopo aver visto la recensione sul Corriere Tv, avevo deciso di vedere il film-tv dedicato a Temple Grandin.
Oggi ci sono finalmente riuscito, ed è stata un'esperienza speciale.
Uno di quei nuovi mondi aperti da Oliver Sacks. Un film intenso e geniale.

(La recensione di Aldo Grasso)

venerdì 19 novembre 2010

Caratteriale



Qualche giorno fa, durante i consigli di classe, la nuova collega di scienza (una signora sulla cinquantina), parlando di un ragazzo con qualche problema, ha usato la parola "caratteriale".
Per me si è trattato di una sorta di shock. Non sentivo la parola da anni: dopo un periodo in cui veniva usata e abusata come sorta di contenitore per definire caratteri difficili, al limite del patologico, la parola era completamente uscita di scena, scomparsa, sostituita da mille altre. L'irrompere della parola sulla scena è stato come entrare in una macchina del tempo. Non è stata la parola in sé a colpirmi, ma il potere, la storia, il significato che ogni parola si porta dietro.

giovedì 18 novembre 2010

Fiori gialli e rossi per Adriana Zarri



Oggi è morta Adriana Zarri. L'ho seguita sempre piuttosto indirettamente, anche se la sua personalità mi colpiva e avevo il desiderio di conoscerla meglio.
Ho letto poco fa la sua epigrafe e ne sono rimasto affascinato.
Così sono andato a cercare qualcos'altro di lei, e in un'intervista mi sono rispecchiato nelle sue parole.

Non mi vestite di nero:
è triste e funebre.
Non mi vestite di bianco:
è superbo e retorico.
Vestitemi
a fiori gialli e rossi
e con ali di uccelli.
E tu, Signore, guarda le mie mani.
Forse c’è una corona.
Forse
ci hanno messo una croce.
Hanno sbagliato.
In mano ho foglie verdi
e sulla croce,
la tua resurrezione.
E, sulla tomba,
non mi mettete marmo freddo
con sopra le solite bugie
che consolano i vivi.
Lasciate solo la terra
che scriva, a primavera,
un’epigrafe d’erba.
E dirà
che ho vissuto,
che attendo.
E scriverà il mio nome e il tuo,
uniti come due bocche di papaveri.


Le capita di mettere in discussione Dio, di rivolgergli delle domande?
Sì, delle domande sì. Delle contestazioni, no. Ma delle domande sì. Vorrei sapere tante cose che lui non ci ha detto. Vorrei saper un po’ meglio che cosa succede nell’aldilà. Perché la fede ci dice qualcosa, ma non è poi che ci dica tanto. E allora, come sarà la vita futura, come sarà? Io penso e spero che sia somigliante a questa. E qualche volta gli dico: non farmi brutti scherzi perché io voglio trovare le mie rose, i miei gatti e tutto quello che ho amato sulla terra.

mercoledì 3 novembre 2010

Una sera in sinagoga, tra memoria e futuro


Oggi ho realizzato un sogno della mia vita: entrare in una sinagoga e condividere da vicino la vita dei miei fratelli ebrei. L'occasione è stata la Marcia della memoria, organizzata dalla Comunità di S. Egidio insieme alla Comunità ebraica di Genova, in ricordo della deportazione degli ebrei genovesi avvenuta il 3 novembre 1943 proprio nella sinagoga di Genova.
Ho vissuto questo evento insieme ad alcuni amici, il che ha resto tutto molto più vero e concreto.
Ho seguito con molto interesse tutti gli interventi, e sono rimasto particolarmente toccato da quello di Riccardo Pacifici, presidente della comunità ebraica di Roma, nipote del rabbino capo di Genova deportato e ucciso nei campi di sterminio. 
Mi è parso di partecipare ad un momento solenne, di quelli che rimangono, che segnano qualcosa di più che una partecipazione. Ho percepito nettamente che io, come cristiano, mi sento totalmente solidale con gli ebrei. Di più: non posso essere cristiano se non riconoscendo e amando queste mie radici.

domenica 31 ottobre 2010

Ottobre è finito


Poco meno di un'ora e ottobre sarà passato. Mese lunghissimo, quest'anno, contenitore di mille cose.
E' strano questo mio ottobre, piuttosto primaverile nel suo ridare vita a tante realtà dopo la breve pausa dell'estate. Le sue giornate che si accorciano sono lunghissime di eventi che si susseguono.
Un mese piuttosto luminoso, a scapito del ritorno del "buio presto".
E' strano il tempo che passa e il nostro vivere sempre nel presente.

martedì 26 ottobre 2010

Il post


Da alcune settimane leggo abitualmente Il post, un giornale on-line diretto da Luca Sofri.
Si è trattato di una vera scoperta: un giornale legato all'attualità, ma indipendente e con uno sguardo internazionale. Belli anche gli articoli culturali, spesso stimolanti.
Una di quelle affinità elettive che capitano di tanto in tanto: come spinoza e luoghicomunialcontrario.

martedì 19 ottobre 2010

Fine settimana a Torino


Solitamente arrivo a sera piuttosto stanco, dopo giornate piene e interessanti: mi piacerebbe riuscire a raccontare sempre almeno una delle cose che mi capitano in una giornata, ma il più delle volte non ci riesco.
Sabato e domenica sono stato a Torino con 15 ragazzi e ragazze. Abbiamo partecipato ad una manifestazione organizzata dal sermig, conoscendo così da vicino l'Arsenale della pace.
Per la notte ci ha ospitato Graziano a Villa Speranza.
Un fine settimana molto bello. Il gruppo era estremamente vario per età e estrazione, ma ha funzionato bene. Mi piace quando le cose si realizzano in scioltezza, con naturalezza, senza forzature.

domenica 10 ottobre 2010

La semiotica di Leandro


Anche stasera molta vita alla CdG. Mi piace proprio come stanno andando le cose: proprio come avrei desiderato. L'anno scorso, quando abbiamo iniziato, è stata una scommessa, ora è una piccola, micro-realtà all'apparenza, grande perché ogni persona ha un valore illimitato. Come tutte le domeniche c'erano i piccoli e i grandi, i ragazzi della scuola e della parrocchia, i neo-universitari, amici di amici... Mi piace anche come funziona il passaparola: nessuna pubblicità, solo un cerchio di amici che spontaneamente si allarga.
Parlo sempre della CdG... Ma in queste settimane praticamente "vivo" alla CdG.
Oggi ho rivisto Leandro dopo la sua prima settimana all'università, a Milano. Ha portato i suoi appunti di semiotica e mi ha raccontato le prime tre lezioni: linguaggio quasi incomprensibile, ma molto interessanti.
La serata è cominciata con pizzette e piadine, e si è conclusa con una dotta conversazione di semiotica.
Sono anche queste le contaminazioni che mi esaltano.

sabato 9 ottobre 2010

Un breve momento di sosta



(Mentre scrivo il post ascolto: la colonna sonora di Million dollar baby)


A volte mi è davvero impossibile raccontare tutto quanto mi succede. Vorrei farlo: raccontarlo è uno dei modi più belli per fissare nel tempo quanto di bello e importante ci capita. Ma la vita gira così velocemente che non ci riesco. Molti attimi si perdono. Certo, si perdono solo nella memoria, perché rimangono in infiniti altri modi e prima di tutto sono parte di noi.


Da giovedì in avanti la mia settimana è stata più che mai intensa.
Giovedì mattina, con sei ragazzi della terza classico, sono andato a Varazze, presso una comunità per minori, a dare una mano dopo che l'alluvione di lunedì aveva fatto enormi disastri. Abbiamo soprattutto spalato fango, pulito scantinati e cortili. Mi è piaciuto come questi ragazzi si sono dati da fare, e sono stato molto bene con loro. Un'esperienza nuova per me (abbiamo lavorato insieme alla protezione civile), importante.
Venerdì sono riprese le attività di uno dei tanti gruppi della parrocchia. Quest'anno abbiamo fatto dei piccoli investimenti alla CdG (la Casa della Gioventù) e soprattutto attrezzato la cucina. Ultimamente ho passato molto tempo a preparare pizze per tutti, anche ieri sera (e anche questo pomeriggio). Cucinare a mangiare insieme fa molto casa: abbiamo ricominciato da poche settimane a ritrovarci, eppure c'è una bella aria, voglia di trovarsi, un senso generalizzato di benessere. 
Oggi sono stato alla CdG dalle due alle sette e mezzo: metà pomeriggio con i piccoli delle elementari e metà con quelli delle medie. Con questi ultimi era un scommessa: sarebbero venuti? Sono venuti, ed è successo proprio quello che avevo immaginato e sognato: la CdG era viva: in cucina c'era chi aiutava a preparare pizzette e crepes per tutti, alcuni giocavano a ping pong, altri - insieme - navigavano su internet e chiacchieravano.  Soprattutto c'era un clima bello, piacevole. 
Domani sera si ricomincia, ed è la volta dei giovani.
Quest'anno c'è qualcosa di particolare nell'aria...


C'è un'ultimo particolare che mi fa piacere in questi giorni: arrivo alla sera che ho fatto tutto quanto avevo in programma. Certo, qualcosa mi sfugge, andrebbe fatta meglio, va messa di nuovo in cima alle priorità il giorno dopo... ma le cose importanti ci sono tutte. Non so per quanto tempo durerà... ma intanto mi godo quello che ho oggi.

martedì 5 ottobre 2010

Tranquillamente


Con ottobre, giorno dopo giorno, stanno iniziando tutte le attività del nuovo anno. Molte sono la semplice ripresa delle attività degli anni passati, alcune sono del tutto nuove.
Oggi abbiamo ricominciato gli incontri del gruppo '95. Qui la novità è rappresentata dai nuovi animatori, tre persone che non conoscevo, suggerite da B., che mi hanno fatto un impressione molto positiva. Mi piace allargare il cerchio e scoprire che si possono accostare a noi persone che non avremo immaginato.
Alla fine ho accompagnato F. a casa, dopo l'estate non avevamo più avuto occasione di parlare, per cui sono stato contento di riprendere questo dialogo.
In questi giorni mi pare di fare tutto in modo più tranquillo, con meno ansia e stress rispetto agli anni scorsi. Mi fa piacere vivere in modo più leggero. Non è diminuito il peso degli impegni (che invece è accresciuto), si è alleggerito il modo di affrontarli.

lunedì 4 ottobre 2010

Ultima ora


Ultima ora in III A. Quest'anno significa iniziare alle 12.50 e terminare alle 13.45: un'ora piuttosto pesante e faticosa, non è facile abituarsi al nuovo orario. La III A è una classe a netta prevalenza maschile: ragazzi molto in gamba, personalità "nette", ma tutti insieme, a volta, un po' esuberante. Le prime lezioni dell'anno mi avevano fatto prevedere qualche difficoltà a contenerli. Tra i tanti avevo notato un atteggiamento un po' ostentato da parte di L, un ragazzo per altro considerato in genere bravo ed educato. Il suo atteggiamento mi aveva infastidito, e in queste prime settimane lo avevo dovuto metabolizzare, superando l'impressione a pelle.
Proprio stamattina, mentre preparavo la lezione pensavo a lui, e all'importanza di trovare un canale di comunicazione più diretto: dietro quell'atteggiamento, mi dicevo, forse c'è qualcos'altro.
Arriva la sesta ora. Il clima è tranquillo e molto più rilassato dell'ultima volta (o forse sono io più tranquillo e rilassato?). Finita l'ora rimango da solo in aula video a rimettere tutto in ordine. In realtà non sono solo: L. si è fermato e ha iniziato a rimettere a posto le sedie senza che io glielo chiedessi.

domenica 3 ottobre 2010

Una bella domenica


Domenica vissuta intensamente. Oggi è iniziato l'anno catechistico e dalla messa delle 11.00 in poi ci siamo ritrovati con tutti i bambini, i ragazzi, i loro genitori, le catechiste e naturalmente gli animatori. C'era aria di festa, mi ricordava certe feste paesane. Luca ha avuto l'idea geniale di fare le crepes per tutti, per cui c'erano anche le bancarelle... Una occasione in più per tessere relazioni con tutti, grandi e piccoli.
Finita la prima parte della giornata, ho avuto solo una piccola sosta, perché alle 19.00 circa inizia la serata giovani alla CdG, abbiamo iniziato domenica scorsa. Anche oggi eravamo in tanti, e anche oggi, come una settimana fa, con l'aiuto di qualcuno, abbiamo fatto pizza e crepes per tutti. E' un momento speciale questa domenica sera alla CdG, si crea un ambiente molto tranquillo, si sta bene insieme. Anche qui cresce la rete delle relazioni e delle amicizie.
Per fortuna oggi il Vangelo parlava dei "servi inutili", per cui anche io, alla fine di questa giornata, ormai "cotto" dalla stanchezza, lo posso dire molto volentieri: "Siamo servi inutili, abbiamo fatto quello che dovevamo fare".

sabato 2 ottobre 2010

Giornata produttiva


Sono alla fine di una giornata in cui sono riuscito a fare molte cose. Non solo quello che mi ero programmata, ma molto di più. Una rarità!

martedì 28 settembre 2010

Oggi e Ieri


Settembre sta passando molto in fretta. Finora è stato un mese molto intenso, ricco di novità. Sono ormai proiettato nel nuovo anno scolastico: tante cose sono già avviate, altre iniziano in questi giorni.
Nelle scorse settimane ho preso una piccola decisione. Trasferire il mio blog su questa nuova piattaforma. I motivi sono vari, di natura tecnica prima di tutto (la piattaforma di blogger interagisce meglio con tutti i programmi di google che ormai utilizzo quotidianamente), ed estetica (non sono molto soddisfatto dell’aspetto del mio blog su tiscali, ma non sono in grado di fare da solo i cambiamenti che vorrei).  C’è poi il piacere di cambiare e di rinnovare questo spazio minimo, ma molto importante della mia vita.
Il blog di tiscali rappresenta quello che ho vissuto in questi anni, il mio “ieri”, da quando – il 1 marzo 2004 – ho iniziato a scriverci. Il nuovo blog rappresenta quello che vivo “oggi”: nuove sfide, nuove relazioni, nuovi mondi (e forse anche io sono un po “nuovo”). Tra i due blog ovviamente un ponte, che ne fa un’unica realtà.

domenica 29 agosto 2010

Atene


poseidon
Ieri sera, dopo un viaggio avventuroso di due giorni, con i miei 19 compagni di viaggio sono tornato a casa dopo una settimana passata ad Atene.
Siamo arrivati ad Atene lunedì sera, in aereo, e ci siamo subito immersi nella città, ospiti di un modestissimo (ma dignitoso) albergo nel cuore della città, non lontano da piazza Omonoia, in una zona molto popolare.
I giorni sono passati veloci, ma le giornate sono state molto intense: arrivavo alla fine veramente stremato! Abbiamo visto ciò che fa grande e famosa Atene, come l’Acropoli e l’Areopago, siamo stati a Capo Sunion ad ammirare il Tempio dedicato a Poseidon, a picco sul mare (nella foto), abbiamo apprezzato le spiagge della città, a Voula e Glyfada, passeggiato in lungo e in largo per Monastiraki, apprezzato la bellissima metropolitana, viaggiato con taxi economicissimi, visto la città dall’alto della chiesetta ortodossa di san Giorgio… ma soprattutto ci siamo immersi in un mondo completamente nuovo, in una città immensa, un po’ mediorentale, difficile da decifrare completamente. Conoscere una città è una ricchezza incomparabile, è come avere un amico in più in qualche parte del mondo. Solo per questo valeva la pena di andare ad Atene.
Ma poi c’è l’altra parte: la condivisione di vita con i compagni di viaggi, gli imprevisti vissuti insieme (L. è stato derubato, la polizia ci ha portato in macchina al commissariato per fare la denuncia, esperienza tragica ma veramente eccezionale), il viaggio di ritorno lunghissimo, epocale…
Li ho proprio apprezzati e stimati questi giovani amici, per la loro pazienza, la capacità di sopportare i disagi, di adattarsi alle situazioni (la notte in nave, sul ponte da questo punto di vista è stata eccezionale! Sembravamo in un campo profughi…), di condividere. E poi ci sono le cose invisibile, quelle fatte di piccole cose, ma che lasciano un segno. E anche quelle visibili. Ieri, a pochi chilometri da Genova, due ragazzi hanno fatto pace, dopo molti mesi di incomprensione tra di loro: era un frutto della vacanza a cui ho avuto la fortuna di assistere quasi per caso: non si poteva tornare a casa, dopo quei giorni, senza essere completamente amici.
Ancora una volta ne è valsa la pena. E come per tante esperienze della vita, di questi anni, so che è destinata a crescere dentro ognuno e a diventare uno di quegli eventi della vita che si ricordano e si raccontano, che diventano completamente quello che siamo.